Ciao, definita la separazione fra i tags per la categoria della strada e per i permessi di accesso, torno sulla questione “trunk” con una proposta che vorrei capire con voi se possa avere senso e come si possa codificare.
Leggevo nel topic le proposte di alcuni per fare in modo che la classificazione trunk vada in direzione dell’identificazione di itinerari continui.
A mio avviso sarebbe sensato introdurre un po’ di elasticità nell’uso della classificazione: da un lato evitare di taggare come trunk mezzo chilometro di primary solo perché c’è un singolo cavalcavia che scavalca un incrocio, ma dall’altro consentire di taggare trunk l’interezza di un asse stradale che per quasi tutta la sua estensione ha accessi mediati da svincoli ma in pochi punti ha un’intersezione a raso.
Porto un esempio che mi sembra eclatante. Ho scoperto che questo tratto della Tangenziale Sud di Lodi è stato modificato e contromodificato almeno una ventina di volte in una diatriba tra la continuità dell’asse trunk e “Eh ma c’è una rotonda”.
O questa raminga rotatoria a Parma che spezza un tratto di strada a scorrimento veloce che chiaramente è stata concepita come continuità della Tangenziale Nord.
Problema simile: l’asse della SS16 tra Ferrara ed Alfonsine nasce come strada a scorrimento veloce in variante e con tutti gli incroci con la viabilità locale regolati a livelli sfalsati, e così sarà anche il tratto mancante in mezzo attualmente in progetto o già deliberato.
Ma, specie nel tratto più vecchio verso Ferrara, erano stati lasciati a raso alcuni accessi di servizio/poderali.
Ora, per come è stato concepito il progetto e per la prestazione offerta dalla strada, oltre che per l’itinerario che serve, per me questo è un asse nettamente di valore trunk. Oggettivamente è una strada con un livello di prestazione superiore rispetto ad una statale storica italiana, ma se ci fermiamo al formalismo degli accessi di servizio non si riesce ad evidenziarne la differenza sulla mappa.
Il punto è: si può secondo voi raggiungere una definizione che codifichi la continuità di questi tratti, diciamo secondo un criterio di prevalenza del tipo di intersezioni lungo l’itinerario?
Prevalenza sia in senso numerico, per numero di intersezioni sfalsate vs. a raso, ma anche in termini qualitativi, nel senso che un accesso di servizio a raso in mezzo ai campi non ha certo gli stessi effetti sul traffico che può avere un incrocio semaforizzato con una provinciale.
PS: aggiungo un importante criterio oggettivo, da considerarsi in aggiunta alla prevalenza di incroci a livelli sfalsati: il fatto di non attraversare mai centri abitati.
Questo va ad esempio ad escludere il tag trunk per quei tratti di “mancata variante” che in mezzo ad una strada a scorrimento veloce riportano sulla strada storica, in mezzo ai paesi. Lì mi sembra opportuno marcare la discontinuità rispetto ai tratti in variante.